“Dal 31 marzo 2015 gli ospedali psichiatrici giudiziari sono chiusi”. A quasi due anni dalla scadenza dell’ultima proroga della chiusura degli OPG sancita per legge (l. 81/2014), l’Italia conta ancora due strutture aperte (su sei) e quindici “internati”. In Sicilia, a Barcellona Pozzo di Gotto (Me), e in Toscana, a Montelupo Fiorentino (Fi). “Siamo ancora in mezzo al guado, anche se vicini alla riva”. Usa questa espressione il Commissario unico per il superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari, Franco Corleone (già segretario dell’associazione di promozione sociale “Forum Droghe” oltreché garante dei diritti dei detenuti della Regione Toscana), nominato dal Governo un anno fa e ormai prossimo alla fine del suo mandato, per descrivere lo stato di attuazione della “riforma” degli OPG.
Un progetto incardinato sulla transizione dagli ex “manicomi criminali” alle 30 “Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza”, REMS. Le proroghe legislative sono state diverse. La parola “fine” avrebbe dovuto riguardare gli OPG entro il primo febbraio 2013, poi rinviato al primo aprile 2014 e poi al 31 marzo 2015. Dalla seconda relazione trimestrale di Corleone dell’ottobre 2016, però, emerge un quadro problematico che il Commissario -anch’egli prorogato fino al 19 febbraio 2017- non nasconde.
“Questa settimana chiuderà finalmente l’OPG di Montelupo Fiorentino -spiega ad Altreconomia il 23 gennaio- dove i 7 internati di ottobre 2016 si sono ormai ridotti a due. Allo stesso modo, entro fine mese, dovrebbe chiudere anche Barcellona Pozzo di Gotto, passato da 19 a 13 ‘reclusi’”. Nelle REMS, intanto, si contano 603 “presenze” a fronte di 624 posti disponibili. 170 nella sola struttura di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, dove “Regione Lombardia ha deciso di mantenere la struttura dell’OPG trasformandone semplicemente l’etichetta”, commenta il Commissario Corleone, convinto che la “rivoluzione gentile” post OPG non possa prescindere da un coordinamento più efficace tra le “Residenze”, ciascuna con regolamenti interni differenti. Accanto al “caso lombardo”, peraltro, c’è il paradosso di Aurisina (Trieste), con un solo “ospite”.