Quotidiano Sanità analizza la situazione post chiusura degli Opg.
“Il sistema è pensato per una popolazione di pazienti psichiatrici gravi, che si ritiene di poter identificare in pazienti affetti da una qualche forma cronica di psicosi, schizofrenia, gravi disturbi bipolari e disturbi schizoaffettivi. Purtroppo, la popolazione dei non imputabili include anche pazienti con grave ritardo mentale, dementi iniziali, pazienti con sindromi psicorganiche e gravi disturbi di personalità. Per le prime tre categorie di soggetti di solito sono concepibili collocazioni alternative presso strutture specializzate per questo tipo di patologie.
Un discorso a parte, invece, meritano i gravi disturbi di personalità. Nel dopoguerra e fino al 2005, vi è stato un serrato dibattito tra gli esperti del settore rispetto all’imputabilità dei pazienti con gravi disturbi di personalità, dal momento che spesso queste persone vanno incontro a scompensi psicotici che, poi, trattati regrediscono. La Psichiatria Forense classica ha sempre considerato che le personalità disturbate erano imputabili, anche se potevano esistere condizioni nelle quali si poteva sviluppare uno scompenso psicotico nell’ambito del disturbo di personalità. Nel 2005 la Corte di Cassazione a Sezioni Riunite, con la sentenza cosiddetta “Raso” (9163/2005) ha stabilito che quando un disturbo di personalità è di tale “consistenza, intensità, rilevanza e gravità” da incidere concretamente sulla capacità di intendere o volere, anche i gravi disturbi di personalità possono essere giudicati non imputabili, qualora esista un nesso di causalità tra il fatto reato e la condizione psicopatologica. Purtroppo, la Suprema Corte non ha stabilito che, qualora un disturbo di personalità grave vada incontro ad uno scompenso psicotico ed in questa condizione (psicotica) la persona compia un reato causalmente collegato alla sua psicopatologia allora il soggetto vada qualificato come non imputabile, ma solo che quando il disturbo di personalità è molto grave allora la persona può essere giudicata non imputabile.
Ciò ha dato luogo ad un crescendo di accessi alle misure di sicurezza di persone che sono affette da gravi disturbi di personalità, di solito borderline, antisociale paranoideo o schizotipico, ma dove vi è, simultaneamente anche un rilevante aspetto psicopatico. Per giunta, va osservato che la psicopatologia in generale ha subito negli ultimi 20 anni un mutamento sostanziale in buona parte legato alla ampia diffusione di nuovi tossici esogeni di abuso. Va anche rilevato che non vi sono limitazioni, sotto il profilo naturalistico, al fatto che una persona affetta da schizofrenia abbia anche una organizzazione di personalità psicopatica, sebbene sia un evento non molto frequente.
Con “psicopatia” si vuole qui intendere un insieme di tratti personologici che rendono il soggetto intollerante alle regole, manipolativo, proteso ad utilizzare gli altri strumentalmente, spesso freddamente violento o abusante, mentitore, irrefrenabile, autoritario e prevaricatore se non addirittura tirannico. La condizione è molto complessa, ma quando si associa ad una storia di vita caratterizzata da devianza e malattia mentale è sostanzialmente intrattabile. In effetti i dati della letteratura scientifica indicano che ad oggi nessun trattamento né farmacologico né psicoterapeutico è efficace sui disturbi antisociali di personalità. Nessun trattamento modifica la psicopatia. A volte si associano anche parafilie. Questi soggetti costituiscono, allo stato, circa il 20-30% degli utenti REMS.”