Accade qui e ora

Data: 24/11/2015 Categoria:

Ci vorrebbe e ci vuole la visione disgiunta del camaleonte per non avere sotto gli occhi, solo e soltanto, evidenti, purtroppo, le azioni violente o riduttive che si producono un po’ ovunque nella salute mentale: morti per contenzione, trattamenti sanitari obbligatori oltre la legge o attuati come fermi di polizia, abbandono e indifferenza verso le persone e il loro dolore, diminuzione delle risposte territoriali, aumento degli internamenti in luoghi di esclusione, diminuzione delle risorse. E soprattutto il ritorno delle psichiatrie ad un paradigma biologico medico, solo per citarne alcune. Eccoci qui e ora, allora, a farci occhio altro e oltre per trovare e portare alla luce i «mille Basaglia» (F. Rotelli) che esistono e operano nel contemporaneo, per dare evidenza ad accadimenti sottili e silenziosi, ai più sconosciuti, nel segno della volontà di inventare, inverare, rischiare vita.

Questo vogliamo qui e ora.

Cronologia:

- 5, 6 aprile 2016: Uomini Paralleli - invenzione in un carcere in transito

Lo scorso 5 e 6 aprile, l’Ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino, allora come oggi non ancora chiuso, è stato teatro di una singolare quanto audace iniziativa. “Fuori corso”, per continuare ad esserci e stare nel corso di una storia incerta e frammentata, ne riproduciamo qui di seguito gli intenti e le suggestioni.

 

 

“UOMINI PARALLELI” Invenzione in un carcere in transito

di e a cura di Rita Filomeni

OPG di Montelupo Fiorentino, 5-6 aprile 2016

Quando non ci sono vie d’uscita da scegliere, la via d’uscita s’inventa. “Uomini paralleli” è questo.

Un’invenzione per “forzare” la storia di un muro, quello di un “manicomio criminale”, a rigor di legge chiuso pur tuttavia ancora aperto, per entrare in una situazione-limite al limite della sua possibilità di senso e giustificazione, presentarla alla città visibile, così da aprire il luogo del discorso e della sua necessità alla cittadinanza, all’ordine della mescolanza e curvatura dei “paralleli”, delle visioni, delle paure e aspettative.

Un’invenzione possibile perché nell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino, l’aria tira nel verso di praticare sì detenzione, ma in altro modo, attraverso parole altre e oltre contenzione, controllo, custodia, segregazione, pericolosità nella loro significazione più stretta, quella mortificante e umiliante la persona.

Un’invenzione necessaria perché – da anni reclusa e invisibile – c’è vita che attende di uscire dal fuori dal tempo, dal non-tempo capriccioso parallelo al tempo dei vivi ed entrarvi, confida di rinascere dal e nel linguaggio mutato (anche della Legge) di là dal muro, per farsi organo e tessuto del corpo sociale di cui pur essa è il battito e il fiato.

Un’invenzione ancor più necessaria perché le “parole che più non si parlano” lì, sono già altrove pericolosamente replicate in camuffate vesti dal design istituzionale (fuor di metafora, le nuove Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza).

Un’invenzione non solo di scena ma anche in scena. Un «teatro di situazione», a firma di chi scrive, per fare teatro tutti gli attori presenti: istituzioni, pubblico e internati; per tornare a pensare, vedere e sentire cosa è “umanicità”.

Rita Filomeni 

- dicembre 2015: Video interviste di Antonio Fortarezza e Alessio Maione alle protagoniste e ai protagonisti sull'ex Ospedale psichiatrico giudiziario Sant'Efremo di Napoli

 un’introduzione di Giovanna Del Giudice

Video interviste di Antonio Fortarezza e Alessio  Maione alle protagoniste e ai protagonisti sull’ex Ospedale psichiatrico giudiziario Sant’Efremo di Napoli, liberato dall’occupazione del collettivo Je so’ pazzo e restituito al quartiere di Mater Dei. Laboratorio politico, teorico e pratico, di riappropriazione di spazi non utilizzati ed abbandonati -di cui le nostre città sono piene- in un’attenzione alla memoria, alla qualità dei luoghi, allo scambio con il quartiere, alla partecipazione sociale… per costruire salute, far emergere bisogni, sperimentare il protagonismo, inventare pratiche collettive

 

‘Je So’ Pazz’ all’ex OPG di S. Eframo liberato

di Antonio Fortarezza

Mentre continua ad accadere diffusamente ciò che mai dovrebbe: la cattura mediante TSO, la contenzione fisica e farmacologica, l’abbandono, in quelli che sono chiamati “i luoghi della cura”, sempre più desertificati e improntati a logiche sicuritarie…

Mentre tra difficoltà normative, organizzative, culturali, una rete nazionale di associazioni  – StopOpg – lancia la sfida del superamento definitivo dell’istituzione lombrosiana…

Mentre accade tutto questo, il collettivo “Je so’ pazzo” occupa e libera il vecchio OPG di S. Eframo, nel ventre di Napoli. Con la risistemazione di spazi e luoghi abbandonati, le attività artistiche e di solidarietà popolare, il lavoro politico e culturale con il territorio. Con l’ascolto della sofferenza psichica e piccole attività di impresa sociale. Con il recupero della memoria, in primis restituzione alla città di spazi oscuri e preclusi, oltre che critica serrata a concetti e pratiche  istituzionalizzanti. Suggerendo e prefigurando così una vera salute mentale di comunità.

- novembre 2015: intervista con Sandra Mei, Assessore al Welfare e alle Politiche Sociali di Viareggio

Intervista con Sandra Mei, Assessore al Welfare e alle Politiche Sociali di Viareggio

di Rita Filomeni

Accade, sempre più spesso, che vite fragili, complesse e sfortunate si trasformino in letteratura. E ciò mentre la comunicazione mediatica, nel suo sciatto e frettoloso incedere, nel giro di pochissimo, le ha già trasformate, da affaires o fatti di cronaca, in opachi simulacri archeologici di una storia che sembra non riguardarci più.

Vite anonime minuscole non per questo miserabili, «esistenze-lampo», per dirla con Foucault, che davvero si sono «giocate» e che vogliamo qui, in un pugno di parole, rimettere al centro del discorso per tornare a parlare di salute mentale e cittadinanza, di pratiche psichiatriche e politiche sociali, di cura e incuria della persona, perché il sospetto è di non esserci ancora liberati degli eccessi dei magnifici frenocomi civici.

 

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