Il disagio mentale associato all’esperienza migratoria e/o alle condizioni di accoglienza in Italia è un fenomeno sempre più preoccupante e gravemente sottovalutato. Partendo da un’analisi dei bisogni e dei servizi esistenti, MSF, che da anni fornisce supporto medico e psicologico nelle strutture di prima e seconda accoglienza in Italia, chiede alle autorità italiane ed europee di adottare un modello di accoglienza che prenda in carico i bisogni specifici legati alla salute mentale per questa popolazione particolarmente vulnerabile. (…) L’analisi mostra come tra i fenomeni aggravanti del disagio mentale, ci siano le condizioni di particolare precarietà vissuta all’interno di strutture di accoglienza. L’87% dei pazienti ha infatti dichiarato di soffrire delle difficoltà di vita nei centri. I CAS, istituiti nel 2014 come misura temporanea e straordinaria al fine di far fronte agli arrivi crescenti, con il tempo sono diventati parte integrante del sistema ordinario di accoglienza, cristallizzando in questo modo un approccio emergenziale, poco orientato a favorire progetti di lungo termine e di inclusione nei territori. “A fronte di un disagio diffuso tra i richiedenti asilo, il sistema di accoglienza resta altamente impreparato a rispondere adeguatamente alle esigenze di queste persone”, dichiara Tommaso Fabbri, responsabile dei progetti di MSF in Italia. “Inoltre, i servizi sanitari territoriali spesso mancano di competenze e risorse necessarie e tardano a riconoscere i segni del disagio tra queste persone. Sono sporadiche, quando non del tutto assenti, figure come quella del mediatore culturale che possano aiutare a stabilire un contatto e a ridurre le distanze culturali”. MSF lavora per offrire assistenza psicologica nei CAS in Sicilia (nel 2015 nella provincia di Ragusa e attualmente in quella di Trapani), sostenendo le autorità locali nella definizione di un modello innovativo per la cura mentale, tenedo in considerazione i fattori etnici e culturali. L’organizzazione raccomanda un miglioramento della risposta alle esigenze specifiche legate alla salute mentale attraverso: un rafforzamento dei servizi interni alle strutture e di quelli esistenti sul territorio; un monitoraggio sistematico delle strutture e un controllo della qualità dei servizi erogati; un personale formato nel contesto della psicologia transculturale. Nel 2016, l’impegno di MSF si è concentrato principalmente nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare con tre navi, nell’assistenza psicologica e nella primissima accoglienza delle persone che giungono nel nostro paese dopo un lungo e rischioso viaggio: a Gorizia, al centro per sopravvissuti a tortura a Roma, nei CAS a Trapani e nei porti del Sud d’Italia. 0 0 Màt – Settimana della Salute Mentale La salute mentale è sottovalutata 0 Commenti Lascia una rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commentonome Email Sito web Δ Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Il disagio mentale associato all’esperienza migratoria e/o alle condizioni di accoglienza in Italia è un fenomeno sempre più preoccupante e gravemente sottovalutato. Partendo da un’analisi dei bisogni e dei servizi esistenti, MSF, che da anni fornisce supporto medico e psicologico nelle strutture di prima e seconda accoglienza in Italia, chiede alle autorità italiane ed europee di adottare un modello di accoglienza che prenda in carico i bisogni specifici legati alla salute mentale per questa popolazione particolarmente vulnerabile. (…) L’analisi mostra come tra i fenomeni aggravanti del disagio mentale, ci siano le condizioni di particolare precarietà vissuta all’interno di strutture di accoglienza. L’87% dei pazienti ha infatti dichiarato di soffrire delle difficoltà di vita nei centri. I CAS, istituiti nel 2014 come misura temporanea e straordinaria al fine di far fronte agli arrivi crescenti, con il tempo sono diventati parte integrante del sistema ordinario di accoglienza, cristallizzando in questo modo un approccio emergenziale, poco orientato a favorire progetti di lungo termine e di inclusione nei territori. “A fronte di un disagio diffuso tra i richiedenti asilo, il sistema di accoglienza resta altamente impreparato a rispondere adeguatamente alle esigenze di queste persone”, dichiara Tommaso Fabbri, responsabile dei progetti di MSF in Italia. “Inoltre, i servizi sanitari territoriali spesso mancano di competenze e risorse necessarie e tardano a riconoscere i segni del disagio tra queste persone. Sono sporadiche, quando non del tutto assenti, figure come quella del mediatore culturale che possano aiutare a stabilire un contatto e a ridurre le distanze culturali”. MSF lavora per offrire assistenza psicologica nei CAS in Sicilia (nel 2015 nella provincia di Ragusa e attualmente in quella di Trapani), sostenendo le autorità locali nella definizione di un modello innovativo per la cura mentale, tenedo in considerazione i fattori etnici e culturali. L’organizzazione raccomanda un miglioramento della risposta alle esigenze specifiche legate alla salute mentale attraverso: un rafforzamento dei servizi interni alle strutture e di quelli esistenti sul territorio; un monitoraggio sistematico delle strutture e un controllo della qualità dei servizi erogati; un personale formato nel contesto della psicologia transculturale. Nel 2016, l’impegno di MSF si è concentrato principalmente nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare con tre navi, nell’assistenza psicologica e nella primissima accoglienza delle persone che giungono nel nostro paese dopo un lungo e rischioso viaggio: a Gorizia, al centro per sopravvissuti a tortura a Roma, nei CAS a Trapani e nei porti del Sud d’Italia.