Da La Repubblica edizione di Napoli:
“Ammanettato e portato via. Trasferito senza tanti complimenti in uno dei pochi reparti ad hoc della Asl Napoli1. E soprattutto preoccupati di tutelare la propria incolumità. È la vicenda di Renato (nome di fantasia), paziente di 43 anni sofferente di disturbi psichici per il quale era stato chiesto il Tso, trattamento sanitario obbligatorio previsto per soggetti che rifiutano la cura.
Tutto inizia una settimana fa, a nemmeno un mese dall’avvio di un corso (non ancora concluso) istituito dal Comune sul comportamento da tenere nei casi di ricovero coatto. Renato è un paziente “storico” per gli psichiatri che lo seguono. È affetto da psicosi cronica e vive assistito dai familiari. Venerdì scorso va in crisi. Sente voci che lo minacciano, ha le allucinazioni e non riesce più a controllare la sua angoscia.
I parenti provano a calmarlo, ma sono costretti a desistere. Alle cinque del pomeriggio, via telefono, parte la richiesta di aiuto al distretto territorialmente competente. Così, squadra di Salute mentale e vigili urbani, vanno a casa di Renato. Parte una convulsa trattativa che coinvolge familiari, paziente, operatori e forze dell’ordine. Ma la mediazione non sortisce alcun risultato. Si passa alla procedura del Tso. Renato viene ridotto a più miti consigli grazie a un sedativo maggiore che gli viene iniettato in muscolo. Si calma ma i vigli urbani per la prima volta a Napoli tirano fuori le manette. Gli psichiatri, sorpresi dall’anomala iniziativa di conteminento, non possono opporsi. Nonostante il loro disappunto. Ed è così che Renato, sedato, ammanettato e, catturato come un delinquente, viene caricato sull’ambulanza. “Manette, scudi e regole di ingaggio paramilitari – denuncia lo psichiatra Francesco Blasi, esponente del “Forum Sergio Piro” – sembrano entrati stabilmente a far parte del prontuario terapeutico della salute mentale a Napoli”.
“Bisogna distinguere tra cura e tortura. Il Tso è il fallimento della presa in carico della sofferenza, anche se è a volte inevitabile. E per limitarlo a casi eccezionali – conclude Blasi – è necessario istituire il Tso domiciliare previsto dalla legge e incrementare i centri- crisi nelle singole unità operative territoriali. E trovo assurdo che il Comune abbia istituito un Osservatorio per la salute mentale e contemporaneamente abbia autorizzato i vigili a utilizzare gli scudi. Una follia istituzionale ”