La denuncia di un infermiere: troppi Tso ai migranti dei centri di accoglienza

L’ultimo caso risale a gennaio e riguarda un richiedente asilo ospitato all’interno del centro Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) di Roscigno, in provincia di Salerno. Il ragazzo, un ventinovenne della Sierra Leone, è stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio e trattenuto in ospedale per 9 giorni, dopo aver dato in escandescenze pare a causa del mancato riconoscimento dello status di rifugiato politico da parte della Commissione territoriale di competenza. Il giovane, che gli altri ospiti dello Sprar ricordano come socievole e tranquillo, aveva chiesto a quel punto di essere rimpatriato entro tre giorni e, all’ulteriore rifiuto, si sarebbe alterato rompendo un televisore e alzando la voce.

Il centro Sprar di Roscigno ospita 29 richiedenti asilo da più di un anno ed è gestito dal comune che, insieme alla cooperativa Il Sentiero Onlus, organizza anche dei percorsi di inserimento lavorativo. Percorsi che, tuttavia, non riuscirebbero a evitare del tutto lo sfruttamento di manodopera. Almeno secondo la testimonianza che abbiamo raccolto da un mediatore culturale del centro (immigrato anche da lui e da 5 anni in Italia). Infatti, mentre alcuni dei rifugiati lavorano con un contratto, molti altri sono impiegati nelle campagne circostanti per la raccolta delle olive e vengono pagati con i voucher per 4-5 ore lavorative, lavorando in realtà per 8 ore al giorno. “Ora ad esempio – ci ha riferito il mediatore – ci sono sei ragazzi che lavorano a Bellosguardo, raccolgono le olive per tutta la giornata e riportano a casa 25-30 euro”.

Abbiamo chiesto quindi all’uomo se agli ospiti del centro viene assicurata assistenza psicologica. “Con lo psicologo – ha risposto – abbiamo un incontro al mese, ma solo noi operatori. I ragazzi non ne hanno bisogno”.

0 Commenti

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.