Un articolo su Vice di Antonio Michele Storto con un approfondimento sul Mad Pride di Torino.
” Come funziona il sindacato dei “matti”
Secondo Sandretti, dunque, sono i primi ricoveri a segnare il destino di un utente psichiatrico. “Quando attraversi una crisi psicotica o maniacale, tu e il medico non parlate la stessa lingua. E allora c’è bisogno di qualcuno che faccia da interprete.”
Per il Mad pride, questo qualcuno è il mediatore psico-sociale: una figura sperimentale che non esiste negli organigrammi della sanità; ma che si paleserebbe ogni volta per aiutare, “dentro e fuori dai reparti,” un utente “a darsi una calmata, a non prendersi un prolungamento del TSO, a non finire in un letto di contenzione.”
Nel marzo del 2014, in effetti, alla Camera dei deputati fu presentato un disegno di legge che prevedeva l’istituzione del cosiddetto “utente esperto” all’interno dei servizi di salute mentale.
Già allora, in realtà – in via del tutto informale e clandestina – il Mad Pride aveva iniziato a fare qualcosa di molto simile a Torino. “Quando cominciammo a riunirci,” ci spiegava Sandretti, “ci trovammo di fronte a persone che riferivano problemi molto concreti. C’era chi rischiava un nuovo ricovero, o magari doveva ridiscutere la terapia con lo psichiatra competente, sentendo di non avere alcun potere contrattuale. Così, iniziammo a intervenire in alcune di quelle situazioni. E ci accorgemmo che la cosa poteva funzionare.”