La fine di un’era è stata “festeggiata” in un luogo simbolo della psichiatria mondiale, a Trieste, la città nella quale nacque e si consolidò la “rivoluzione” di Franco Basaglia con il suo radicale ripensamento non solo del trattamento della malattia mentale, ma anche dei concetti di diversità e pericolosità sociale. Un percorso che ha portato alla chiusura definitiva dei manicomi civili e ora, molti anni più tardi, anche quella degli Opg. Per “il compimento di questa straordinaria operazione civile” – come ha spiegato Corleone nel convegno-evento organizzato dalla Presidenza del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia – manca poco. “La prossima settimana – ha reso noto Corleone – chiuderà la struttura di Montelupo Fiorentino. Rimarrà aperto ancora per poco soltanto l’ultimo Opg, quello di Barcellona Pozzo di Gotto. Spero – ha concluso – che chiuda entro la fine del mio mandato, al termine di febbraio”. Quella degli Opg è una delle pagine più dolorose della storia civile e sociale dell’Italia “e di quella vergogna che sono stati gli Opg – ha sintetizzato Franco Rotelli, lo psichiatra che è stato per anni erede e prosecutore della rivoluzione basagliana, oggi presidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia – occorrerà dare conto alle giovani generazioni, perché non si ripetano gli errori che hanno reso granitiche istituzioni che non avrebbero mai dovuto nascere”. Per un’epoca che si chiude, dunque, un’altra se ne apre: quella delle 30 Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) aperte in Italia, il cui obiettivo è conciliare il versante della sicurezza con quello della riabilitazione psichiatrica di chi ha commesso un reato, ma è stato riconosciuto insano di mente. Corleone ha invitato a prestare attenzione all’applicazione del nuovo sistema. “Si tratta – ha detto – di strutture con modelli estremamente differenziati sul territorio nazionale, da quelle che ospitano due persone fino a quella da 160 posti. Occorrerà monitorare e intervenire con modifiche di legge, perché non sempre i gip considerano il ricovero nelle Rems l’ultima risposta, come previsto invece dal Codice. In questo modo duecento persone aspettano un posto nelle Rems, che oggi ospitano casi che potrebbero essere trattati altrove”. L’impegno è assunto dal sottosegretario alla Sanità, Davide Faraone, che ha ribadito la necessità di “un’adeguata assistenza sanitaria a chi deve scontare un periodo di ricovero, obbligatorio, nel rispetto dei diritti delle persone, evitando il perpetrarsi degli errori del passato”.