Domenica è morto Giovanni Berlinguer, figura straordinaria della sanità, della politica e della società. La rivista online quotidianosanita.it pubblica un articolo di Berlinguer del 2008 in cui ripercorre le tre tappe delle riforme sanitarie nazionali.
Sulla Legge Basaglia scrive:
“Fino agli anni ’60, la psichiatria in Italia si identificò in larga misura con i manicomi, gestiti dalle province; e le regole erano ancora basate sulla Legge dell’anno 1904. Il viatico per l’ingresso manicomiale era un timbro, stampato nella cartella clinica, che diceva: “ soggetto pericoloso a sé e agli altri”. L’ingresso era certificato, ma l’uscita era rarissima, e spesso si perdevano i tempi e le ragioni della degenza. Ci furono poi denunce pubbliche e tentativi falliti di umanizzare la vita manicomiale, ma la svolta si profilò, per iniziativa di Franco Basaglia e della corrente di “Psichiatria democratica”, con l’idea che si dovesse rompere la gabbia istituzionale, che impedisce di vedere la malattia mentale nella sua essenza e nelle sue conseguenze.
Gli oppositori travisarono gli innovatori, dileggiandoli con l’idea (mai proclamata) che “la malattia mentale non esiste”. Ma nel corso degli anni si moltiplicarono le esperienze positive, si ebbero forti ripercussioni in molti paesi europei, si mobilitarono molte province e molti psichiatri (non certo gli accademici!), e i partiti presentarono le loro proposte in Parlamento. Fu aperta così, con ampi consensi, la strada alla legge (Legge 180, 13 maggio 1978), e dopo la richiesta di un referendum abrogativo della legislazione psichiatrica si approvarono le norme che regolano gli “Accertamenti e trattamenti sanitari e obbligatori”, un provvedimento che si intrecciò infine con la legge n. 833 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale.
Negli anni successivi i manicomi furono ufficialmente aboliti e fu creata (dove più, e dove meno) un’ampia rete di Dipartimenti per la salute mentale. Ma si svilupparono in molte province manicomi mascherati (e privati); e ora sono già state depositate nel Parlamento del 2008 diverse proposte regressive e oppressive rispetto alla legge 180. “Nessuno sostiene che quella legge non sia perfettibile – ha detto Clara Sereni – purché ne siano rispettati il senso e lo spirito: che è quello di contribuire ad una società più sana e in quanto tale capace di accogliere chi ha più difficoltà a vivere”.”