Uscirà il 13 settembre nelle librerie del Paese del Sol Levante la prima traduzione giapponese del libro “Basaglia: una biografia”, di Michele Zanetti e Francesco Parmegiani, pubblicato in Italia nel 2007 da Lint Editoriale. La traduzione è curata da due studiosi giapponesi, Tetsutada Suzuki e Toshihiko Ouchi, che grazie alla loro prolungata presenza a Trieste hanno avuto modo di tastare con mano i risultati della rivoluzione basagliana sul territorio e di conoscere personalmente il principale autore di questo lavoro, Michele Zanetti, che ha risposto alle loro domande in sede di traduzione e ha scritto la prefazione a questa prima versione del libro in giapponese. Per i due traduttori nipponici si tratta di «un’operazione assolutamente necessaria per contribuire alla conoscenza della più radicale riforma che ha interessato il sistema psichiatrico italiano negli ultimi secoli». «Con questa traduzione vorremmo fornire un esempio concreto per stimolare la riforma del nostro sistema psichiatrico – spiega il sociologo Tetsutada Suzuki -. In Giappone infatti la psichiatria occupa una posizione che è anomala nell’intero panorama mondiale». Non è la prima volta che il Giappone prende l’Italia, e in particolare l’opera di Basaglia, come esempio virtuoso nel campo della salute mentale. Precursore in quest’ambito è stato il giornalista e scrittore Kazuo Okuma, che a partire dalla metà degli anni Ottanta, dopo che in Giappone era giunta notizia dell’approvazione della legge 180, si recò più volte in Italia e a Trieste, incontrando i collaboratori di Basaglia. Con il suo libro, “Il Giappone dei manicomi e l’Italia senza manicomio”, Okuma ha vinto il Premio Basaglia nel 2008. E c’è il suo zampino anche in quest’ultima traduzione. Nella postfazione infatti i due traduttori scrivono: «Siamo molto debitori a Kazuo Okuma, giornalista e primo vincitore del Premio Basaglia, per averci suggerito questa traduzione e aver contributo con la raccomandazione ai lettori giapponesi». Ma perché è stato scelto proprio questo libro? «Perché se alcuni saggi su Basaglia sono già stati pubblicati, questa biografia è il primo volume scritto da un suo conoscente diretto. E con quest’opera per la prima volta viene messa a disposizione dei lettori giapponesi, oltre a una biografia e a del materiale fotografico d’epoca, anche una bibliografia completa di Basaglia, che abbiamo scelto di tenere in appendice», spiega Ouchi. «Come Basaglia e Zanetti hanno più volte ripetuto, il “modello triestino” non è riproducibile in un contesto diverso – dice Suzuki -. In Giappone dobbiamo inventare quindi un nostro modo di affrontare il problema della salute mentale. Per portare avanti la riforma psichiatrica, però, dobbiamo tenere l’etica come base, per rispettare la libertà, la dignità e i diritti di chi attraversa la malattia mentale. Credo che questo sia uno dei messaggi da ascoltare dalla testimonianza di trasformazione nella psichiatrica italiana».. Conclude Ouchi: «Il punto fondamentale della rivoluzione basagliana è l’abbattimento del muro che separa il “dentro” e il “fuori” dell’istituzione totale. Questo muro non è soltanto una barriera fisica; è un muro sociale che divide cittadini e disabili, la salute dalla malattia, ed è anche un muro dentro ciascuno di noi, che divide la cosiddetta normalità dalla follia. Ponendosi come obiettivo finale la distruzione del manicomio, Basaglia mirava alla realizzazione di una società inclusiva, in cui tutti i cittadini vivono la follia come parte di stessi, senza negarla, ma accettandola e accogliendola. La follia non è mai un “pericolo per sé e per gli altri”, ma una condizione umana. E’ necessario per tutti noi trovare il modo di convivere con le nostre contraddizioni: questo forse è il messaggio più importante lasciato da Franco Basaglia e ancora oggi è una questione aperta, soprattutto in Giappone». Spiega Michele Zanetti: «Con i due traduttori giapponesi e in particolare con Tetsutada Suzuki, che segue con interesse da anni la situazione triestina, ci siamo sentiti e incontrati più volte. Lo rivedrò anche fra pochi giorni qui a Trieste, proprio in occasione dell’uscita del libro in Giappone. Quando i due mi hanno comunicato di voler tradurre la biografia sono stato felice di dar loro una mano». 0 0 Chiusura Opg. Le Rems, da sole, non bastano L’emergenza reale della Salute Mentale in Italia, una risposta a Gilberto Di Petta 0 Commenti Lascia una rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commentonome Email Sito web Δ Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Uscirà il 13 settembre nelle librerie del Paese del Sol Levante la prima traduzione giapponese del libro “Basaglia: una biografia”, di Michele Zanetti e Francesco Parmegiani, pubblicato in Italia nel 2007 da Lint Editoriale. La traduzione è curata da due studiosi giapponesi, Tetsutada Suzuki e Toshihiko Ouchi, che grazie alla loro prolungata presenza a Trieste hanno avuto modo di tastare con mano i risultati della rivoluzione basagliana sul territorio e di conoscere personalmente il principale autore di questo lavoro, Michele Zanetti, che ha risposto alle loro domande in sede di traduzione e ha scritto la prefazione a questa prima versione del libro in giapponese. Per i due traduttori nipponici si tratta di «un’operazione assolutamente necessaria per contribuire alla conoscenza della più radicale riforma che ha interessato il sistema psichiatrico italiano negli ultimi secoli». «Con questa traduzione vorremmo fornire un esempio concreto per stimolare la riforma del nostro sistema psichiatrico – spiega il sociologo Tetsutada Suzuki -. In Giappone infatti la psichiatria occupa una posizione che è anomala nell’intero panorama mondiale». Non è la prima volta che il Giappone prende l’Italia, e in particolare l’opera di Basaglia, come esempio virtuoso nel campo della salute mentale. Precursore in quest’ambito è stato il giornalista e scrittore Kazuo Okuma, che a partire dalla metà degli anni Ottanta, dopo che in Giappone era giunta notizia dell’approvazione della legge 180, si recò più volte in Italia e a Trieste, incontrando i collaboratori di Basaglia. Con il suo libro, “Il Giappone dei manicomi e l’Italia senza manicomio”, Okuma ha vinto il Premio Basaglia nel 2008. E c’è il suo zampino anche in quest’ultima traduzione. Nella postfazione infatti i due traduttori scrivono: «Siamo molto debitori a Kazuo Okuma, giornalista e primo vincitore del Premio Basaglia, per averci suggerito questa traduzione e aver contributo con la raccomandazione ai lettori giapponesi». Ma perché è stato scelto proprio questo libro? «Perché se alcuni saggi su Basaglia sono già stati pubblicati, questa biografia è il primo volume scritto da un suo conoscente diretto. E con quest’opera per la prima volta viene messa a disposizione dei lettori giapponesi, oltre a una biografia e a del materiale fotografico d’epoca, anche una bibliografia completa di Basaglia, che abbiamo scelto di tenere in appendice», spiega Ouchi. «Come Basaglia e Zanetti hanno più volte ripetuto, il “modello triestino” non è riproducibile in un contesto diverso – dice Suzuki -. In Giappone dobbiamo inventare quindi un nostro modo di affrontare il problema della salute mentale. Per portare avanti la riforma psichiatrica, però, dobbiamo tenere l’etica come base, per rispettare la libertà, la dignità e i diritti di chi attraversa la malattia mentale. Credo che questo sia uno dei messaggi da ascoltare dalla testimonianza di trasformazione nella psichiatrica italiana».. Conclude Ouchi: «Il punto fondamentale della rivoluzione basagliana è l’abbattimento del muro che separa il “dentro” e il “fuori” dell’istituzione totale. Questo muro non è soltanto una barriera fisica; è un muro sociale che divide cittadini e disabili, la salute dalla malattia, ed è anche un muro dentro ciascuno di noi, che divide la cosiddetta normalità dalla follia. Ponendosi come obiettivo finale la distruzione del manicomio, Basaglia mirava alla realizzazione di una società inclusiva, in cui tutti i cittadini vivono la follia come parte di stessi, senza negarla, ma accettandola e accogliendola. La follia non è mai un “pericolo per sé e per gli altri”, ma una condizione umana. E’ necessario per tutti noi trovare il modo di convivere con le nostre contraddizioni: questo forse è il messaggio più importante lasciato da Franco Basaglia e ancora oggi è una questione aperta, soprattutto in Giappone». Spiega Michele Zanetti: «Con i due traduttori giapponesi e in particolare con Tetsutada Suzuki, che segue con interesse da anni la situazione triestina, ci siamo sentiti e incontrati più volte. Lo rivedrò anche fra pochi giorni qui a Trieste, proprio in occasione dell’uscita del libro in Giappone. Quando i due mi hanno comunicato di voler tradurre la biografia sono stato felice di dar loro una mano».