«S’unn a finisci ti mannu a Barcellona». Al manicomio criminale. Ieri ha chiuso l’Ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino. «Tra una decina di giorni trasmigreranno in comunità terapeutica anche gli ultimi 13 internati rimasti», assicura Nunziante Rosania, direttore dell’ex Opg di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina). Ignazio Marino, prima di indossare la fascia tricolore a Roma, mostrò all’Italia le immagini di uomini e donne legati in letti di contenzione tra escrementi e sporcizia. Un’interrogazione parlamentare del Ds Michele Anzaldi, chiede conto di una ritardata chiusura giudicata «scandalosa». Tra pochi giorni si chiuderà un’era. Una lunga marcia iniziata nel ’78 con la legge Basaglia che decretava la fine dei manicomi. Arrivò però solo vent’anni dopo, quando l’allora ministro della sanità, Rosy Bindi, firmò la chiusura degli ultimi rimasti. Mentre per gli Opg bisognò aspettare il 2015.
«Missione compiuta», dichiara soddisfatto il commissario di governo per la chiusura degli ex manicomi criminali, Franco Corleone. «In poco più di un anno abbiamo ricollocato 601 internati nelle Rems (Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria, ndr), che hanno un massimo 20 letti e abrogano il regime di detenzione ma forniscono assistenza psichiatrica. Hanno lavorato bene: lo dimostrano i 222 pazienti dimessi perché guariti», dichiara anticipando i dati della relazione che presenterà al Parlamento dopo la scadenza del suo mandato, il 16 febbraio.
Gli psichiatri la vedono diversamente. «Un po’ per carenza di risorse, un po’ per l’opposizione di tanti sindaci, i posti nelle Rems sono insufficienti. Così tanti ex internati sono finiti abbandonati a loro stessi ai domiciliari o alloggiati in comunità terapeutiche non attrezzate per il disagio mentale, a contatto con persone che hanno magari problemi di tossicodipendenza e che finiscono così per non essere a loro volta seguire come si dovrebbe», spiega Bernardo Carpiniello, Presidente eletto della Società italiana psichiatria. Che però punta l’indice anche contro la magistratura, colpevole «di intendere le Rems come luoghi detentivi alternativi agli Opg anziché di cura, dove il paziente rimane per il periodo stabilito dalla Sanità anziché dalla Giustizia». E che anche questa sia la causa dei 200 ex internati in lista d’attesa per le Rems lo conferma il commissario Corleone, che per risolvere il problema chiede «maggior coordinamento tra Sanità, Giustizia, Regioni e rappresentati di Rems e detenuti». Che le cose non siano andate tutte per il verso giusto lo racconta proprio l’ex Opg di Barcellona, che tra i suoi “ospiti” ha chi nel 2009 prese a martellate due anziani riducendoli in fin di vita. «A parte un caso, qui rimasti sono tutti pazienti che non danno particolari problemi e che possono essere accolti nelle comunità terapeutiche che nella provincia hanno già dato la loro disponibilità», assicura il direttore. Ma un operatore dell’ex Opg che vive ogni giorno a contatto con i 13 superstiti racconta di «ex internati usciti dalla porta e rientrati dalla finestra come detenuti comuni in osservazione psichiatrica dopo aver commesso reati come violenza domestica e in qualche caso carnale».
Questo perché chi è uscito non ha trovato l’assistenza di cui aveva bisogno. Anche se ora il direttore Rosania annuncia di aver firmato un protocollo d’intesa con l’Asl di Messina per migliorare l’assistenza psichiatrica dei nuovi detenuti che continueranno ad arrivare in osservazione.