Il manicomio dei bambini

Angelo ha solo tre anni quando un assistente sociale lo porta a Villa Azzurra, un manicomio per bambini. Il nome inganna: Villa Azzurra è tutto tranne un posto sereno. Angelo è solo un bimbo vivace che ha alle spalle una famiglia molto povera che non ha la possibilità di crescerlo e di badare a lui. Nell’Italia tra gli anni Sessanta e Settanta la soluzione è molto semplice: questi bimbi vengono bollati come “pazzi” e internati. Angelo subisce vere e proprie torture: quando si mostra troppo vivace lo legano al termosifone. Questo non fa che aumentarne la sua aggressività. E se è troppo aggressivo ad Angelo tocca subire l’elettroshock. Certe volte, nella disperazione, Angelo guarda la finestra. Vede i merli. Se riesce ancora a distinguerli vuol dire che è vivo, che non ha perso il senno, che può ancora sperare di uscire da Villa Azzurra. Assieme a lui moltissimi altri bambini. Maltrattati, denutriti, lasciati per giorni senza cura, sporchi. A volte, le bambine vengono portate in qualche stanza più appartata dagli infermieri: molto probabilmente abusano di loro. Villa Azzurra è l’inferno sulla terra, l’inferno dietro casa, l’inferno istituzionalizzato in una Italia in cui troppo facilmente, prima della legge Basaglia del 1978, si rinchiudevano bambini e adulti nei manicomi senza che qualcuno tentasse davvero di curarli, di capire quali fossero le reali patologie: i manicomi sono il modo per “guardare dall’altra parte”, non affrontare i problemi di una minoranza di cittadini…

Alberto Gaino, giornalista de “La Stampa”, ha scritto un libro di denuncia che fa tremare i polsi a chi lo legge. Racconta le esperienze dei pochissimi sopravvissuti a Villa Azzurra, li ha incontrati di persona. Sono racconti strazianti. Ci si chiede dove fosse finita l’umanità dei medici, degli infermieri, del personale che ha lavorato in quelle strutture: tutti ugualmente complici, tutti incapaci di denunciare un sistema di soprusi, di violenze, di vessazioni a danno dei minori. Alle spalle di questi bimbi famiglie umili, molto povere, che non avevano la capacità di poter curare i propri figli e preferivano farli “rinchiudere” per poter sopravvivere. Il problema è ovviamente più grande: fino alla legge Basaglia del 1978 moltissime sono le strutture “di Stato” in cui sono internati pazienti molto spesso neppure afflitti da alcuna patologia e che vengono quotidianamente umiliati, maltrattati. Sono vittime innocenti di un intero sistema che si basa sul sopruso. Gaino fa nomi e cognomi dei “medici” di Villa Azzurra, struttura torinese dove vengono internati i bambini e le bambine che secondo questi “medici” sono ascrivibili alla categoria generica dei “malati di mente”. A nessuno di loro, in realtà, importa. Sono numeri. Sono cavie. Sono oggetti. Leggere il dettagliato e documentato reportage di Gaimo è ricevere di continuo pugni nello stomaco, sentirsi in colpa per non essere intervenuti prima, perché tutto quello che è accaduto non sarebbe mai dovuto accadere. E sperare che ora non accada più, confidare che la nostra società sia in grado di prendersi cura delle persone che sono afflitte da malattie mentali, delle loro famiglie, che non siano lasciati soli e che ne siano parte integrante.

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