Era da tutti riconosciuto come punta di eccellenza tra i centri di salute mentale, esempio delle nuove e civili modalità di cura dei sofferenti di disturbi psichici nell’infanzia e negli adulti. Era il centro in via Guido Monaco costruito nel 1974, nel cuore della città. Elemento focale, che voleva dire non più emarginazione ma aiuto ai sofferenti nel loro ambiente di vita. Adesso quel centro di salute mentale, sorto in via Guido Monaco, rischia il trasferimento. E’ il contenuto di una delibera di marzo, con la quale il direttore Enrico Desideri e la dottoressa Valori, capo del distretto sanitario aretino, hanno disposto il trasferimento della struttura al colle del Pionta, in una casa abitata negli anni ’60 dalle suore infermiere del manicomio, poi usata come residenza psichiatrica per lungodegenti. Chiusa dopo il reinserimento sociale degli ospiti, nessuno ha voluto più utilizzarla, né comprarla. E’ abbandonata in quella parte del Pionta, isolata e conosciuta per gli atti di violenza e di spaccio. «Dopo le grosse battaglie, anche politiche, in favore della costruzione nel cuore della città, inserita nel tessuto della comunità, con questa delibera si rischia di fare un passo indietro. E’ un ennesimo segnale di una diminuita attenzione ai problemi dei malati e dei servizi»: così Paolo Martini, ex direttore del dipartimento di salute mentale. «L’equipe del centro è stata messa al corrente della delibera dopo sei mesi. Perché il servizio non è stato coinvolto dai suoi dirigenti in una decisione importante come quella di uscire dal centro della città per ritornare nell’area manicomiale? E’ corretto cessare di dare un servizio in un’area centrale della città, per riproporlo in un’area purtroppo frequentata da spacciatori e tearo di atti vandalici?», continua Martini. GLI OPERATORI , quando hanno saputo della delibera, hanno inviato una lettera di protesta a Desideri. Senza risposta. Ancora Martini: «Ma non è certo solo una questione dell’immobile di via Guido Monaco. Questo potrebbe essere ristrutturato o cambiato. Ma perché trasferirlo nell’area più degradata dell’ex manicomio? Luogo di continuo spaccio, teatro di un omicidio e di una violenza sessuale ai danni di una ospite della residenza assistita poco distante. Questi elementi fanno temere anche la preoccupante assenza di un progetto complessivo per la salute mentale». 0 0 Rems: misure di sicurezza Migranti e salute mentale 0 Commenti Lascia una rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commentonome Email Sito web Δ Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Era da tutti riconosciuto come punta di eccellenza tra i centri di salute mentale, esempio delle nuove e civili modalità di cura dei sofferenti di disturbi psichici nell’infanzia e negli adulti. Era il centro in via Guido Monaco costruito nel 1974, nel cuore della città. Elemento focale, che voleva dire non più emarginazione ma aiuto ai sofferenti nel loro ambiente di vita. Adesso quel centro di salute mentale, sorto in via Guido Monaco, rischia il trasferimento. E’ il contenuto di una delibera di marzo, con la quale il direttore Enrico Desideri e la dottoressa Valori, capo del distretto sanitario aretino, hanno disposto il trasferimento della struttura al colle del Pionta, in una casa abitata negli anni ’60 dalle suore infermiere del manicomio, poi usata come residenza psichiatrica per lungodegenti. Chiusa dopo il reinserimento sociale degli ospiti, nessuno ha voluto più utilizzarla, né comprarla. E’ abbandonata in quella parte del Pionta, isolata e conosciuta per gli atti di violenza e di spaccio. «Dopo le grosse battaglie, anche politiche, in favore della costruzione nel cuore della città, inserita nel tessuto della comunità, con questa delibera si rischia di fare un passo indietro. E’ un ennesimo segnale di una diminuita attenzione ai problemi dei malati e dei servizi»: così Paolo Martini, ex direttore del dipartimento di salute mentale. «L’equipe del centro è stata messa al corrente della delibera dopo sei mesi. Perché il servizio non è stato coinvolto dai suoi dirigenti in una decisione importante come quella di uscire dal centro della città per ritornare nell’area manicomiale? E’ corretto cessare di dare un servizio in un’area centrale della città, per riproporlo in un’area purtroppo frequentata da spacciatori e tearo di atti vandalici?», continua Martini. GLI OPERATORI , quando hanno saputo della delibera, hanno inviato una lettera di protesta a Desideri. Senza risposta. Ancora Martini: «Ma non è certo solo una questione dell’immobile di via Guido Monaco. Questo potrebbe essere ristrutturato o cambiato. Ma perché trasferirlo nell’area più degradata dell’ex manicomio? Luogo di continuo spaccio, teatro di un omicidio e di una violenza sessuale ai danni di una ospite della residenza assistita poco distante. Questi elementi fanno temere anche la preoccupante assenza di un progetto complessivo per la salute mentale».