In questo articolo l’autore analizza con precisione vari passaggi dell’iter di riforma dell’ordinamento penitenziario aperto dai lavori degli Stati generali per l’esecuzione penale, con un attenzione particolare alle questioni inerenti alla salute mentale. Tra i punti di maggior rilevanza, la mancata equiparazione dei disturbi psichici a quelli fisici ai fini del rinvio della pena e della detenzione domiciliare e la persistenza dell’articolo 148, che continua a fare riferimento alla legge 36/1904 e quindi ad un sistema psichiatrico custodiale che è stato completamente superato dalle leggi 180 e 81/2014. Sarà quindi necessario un lavoro che coinvolga anche il ministero della Salute e le Regioni e Provincie Autonome per affrontare nuovamente queste tematiche, con un’ottica che rimetta in primo piano le componenti socio-economiche, il tema della formazione e del lavoro, come strumenti per la rieducazione, il reinserimento e la riparazione possibile.