A Vallo della Lucania, dopo cinque anni riapre ad ottobre il reparto di psichiatria. Chiuso dopo la morte del maestro Franco Mastrogiovanni, avvenuta il 4 agosto del 2009 dopo 94 ore di contenzione, ora il reparto a pochi giorni dalla sentenza d’appello, prevista entro la metà di ottobre, riapre. Per la morte di Mastrogiovanni, in primo grado, furono condannati i medici Di Genio, Barone, Basso, Della Pepa, Mazza e Ruberto a pene che vanno da un minimo di 2 ad un massimo di 4 anni. La sentenza, pronunciata da allora presidente del tribunale Elisabetta Garzo, vide assolti dalle accuse gli infermieri. Gli avvocati degli imputati avevano chiesto l’assoluzione perché «il fatto non sussiste». La morte di Franco Mastrogiovanni, il maestro elementare di Castelnuovo Cilento, segnò un punto fermo nella discussione a livello nazionale sui trattamenti psichiatrici e soprattutto sui Tso in contenzione ininterrotta. In realtà da allora poco è cambiato e nessun nuovo sistema terapeutico è stato introdotto nella cura delle malattie mentali. Basti pensare che per coloro che vengono riconosciuti affetti da tale patologia vengono erogati dal Sistema Sanitario Nazionale 180 a circa 600 euro al giorno per i TSO alle regioni. Somme versate per trattenere queste persone nei reparti psichiatrici. Di contro c’è, che per coloro che vengono riconosciuti invalidi civili, persone che decidono di vivere magari vivono da soli anche per allontanarsi da una realtà magari compromessa dalla loro condizione, lo Stato eroga 200euro al mese sotto forma di una pensione che li rende schiavi della povertà più assoluta ed incapaci di riacquistare una propria autonomia. Insomma, tanta strada da fare ancora. Intanto, sulla riapertura del reparto di psichiatria a Vallo della Lucania, l’avvocato Gioacchino Di Palma, presidente di Telefono Viola, organizzazione che opera nel contrasto agli abusi contro le persone che subiscono trattamento psichiatrico, e parte civile nel processo Mastrogiovanni, auspica che la riapertura del reparto di Vallo coincida non solo con “un’imbiancatura delle pareti e un rinnovo degli arredi, ma piuttosto con la ritrovata consapevolezza di un ruolo delicato ed importante nella cura di persone deboli. Sarebbe importante che l’apertura avvenisse in modalità tali che anche la popolazione potesse constatare un vero cambiamento di approccio e mentalità nei confronti dei malati psichiatrici. Non solo trattamenti farmacologici ma trattamenti psicoterapeutici capaci di aiutare davvero persone che vivono difficoltà”. Di palma poi si sofferma sul ruolo delle istituzioni. “Il malato psichiatrico, in questo Paese purtroppo è una persona percepita come pericolosa per se stesso e per gli altri. Occorre invece sensibilizzare le istituzioni, le Forze dell’Ordine, i sindaci, sull’importanza di cambiare atteggiamento nei confronti di queste persone. Ora più che mai che la situazione sociale tanto delicata e complessa vede aumentare il numero delle persone che finiscono in psichiatria”. Un vero e proprio appello quindi a cambiare punto di vista, a cambiare metodo e soprattutto approccio anche da parte della classe politica che risulta essere poco sensibile a queste problematiche. Intanto si attende la sentenza di appello sul caso Mastrogiovanni. 0 0 Sentieri di libertà Il supporto psicologico al centro di accoglienza di Pozzallo 0 Commenti Lascia una rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commentonome Email Sito web Δ Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
A Vallo della Lucania, dopo cinque anni riapre ad ottobre il reparto di psichiatria. Chiuso dopo la morte del maestro Franco Mastrogiovanni, avvenuta il 4 agosto del 2009 dopo 94 ore di contenzione, ora il reparto a pochi giorni dalla sentenza d’appello, prevista entro la metà di ottobre, riapre. Per la morte di Mastrogiovanni, in primo grado, furono condannati i medici Di Genio, Barone, Basso, Della Pepa, Mazza e Ruberto a pene che vanno da un minimo di 2 ad un massimo di 4 anni. La sentenza, pronunciata da allora presidente del tribunale Elisabetta Garzo, vide assolti dalle accuse gli infermieri. Gli avvocati degli imputati avevano chiesto l’assoluzione perché «il fatto non sussiste». La morte di Franco Mastrogiovanni, il maestro elementare di Castelnuovo Cilento, segnò un punto fermo nella discussione a livello nazionale sui trattamenti psichiatrici e soprattutto sui Tso in contenzione ininterrotta. In realtà da allora poco è cambiato e nessun nuovo sistema terapeutico è stato introdotto nella cura delle malattie mentali. Basti pensare che per coloro che vengono riconosciuti affetti da tale patologia vengono erogati dal Sistema Sanitario Nazionale 180 a circa 600 euro al giorno per i TSO alle regioni. Somme versate per trattenere queste persone nei reparti psichiatrici. Di contro c’è, che per coloro che vengono riconosciuti invalidi civili, persone che decidono di vivere magari vivono da soli anche per allontanarsi da una realtà magari compromessa dalla loro condizione, lo Stato eroga 200euro al mese sotto forma di una pensione che li rende schiavi della povertà più assoluta ed incapaci di riacquistare una propria autonomia. Insomma, tanta strada da fare ancora. Intanto, sulla riapertura del reparto di psichiatria a Vallo della Lucania, l’avvocato Gioacchino Di Palma, presidente di Telefono Viola, organizzazione che opera nel contrasto agli abusi contro le persone che subiscono trattamento psichiatrico, e parte civile nel processo Mastrogiovanni, auspica che la riapertura del reparto di Vallo coincida non solo con “un’imbiancatura delle pareti e un rinnovo degli arredi, ma piuttosto con la ritrovata consapevolezza di un ruolo delicato ed importante nella cura di persone deboli. Sarebbe importante che l’apertura avvenisse in modalità tali che anche la popolazione potesse constatare un vero cambiamento di approccio e mentalità nei confronti dei malati psichiatrici. Non solo trattamenti farmacologici ma trattamenti psicoterapeutici capaci di aiutare davvero persone che vivono difficoltà”. Di palma poi si sofferma sul ruolo delle istituzioni. “Il malato psichiatrico, in questo Paese purtroppo è una persona percepita come pericolosa per se stesso e per gli altri. Occorre invece sensibilizzare le istituzioni, le Forze dell’Ordine, i sindaci, sull’importanza di cambiare atteggiamento nei confronti di queste persone. Ora più che mai che la situazione sociale tanto delicata e complessa vede aumentare il numero delle persone che finiscono in psichiatria”. Un vero e proprio appello quindi a cambiare punto di vista, a cambiare metodo e soprattutto approccio anche da parte della classe politica che risulta essere poco sensibile a queste problematiche. Intanto si attende la sentenza di appello sul caso Mastrogiovanni.