Basaglia è stato uno dei dottori più coraggiosi del nostro tempo, perché in un periodo come quello degli anni 70, in una società molto chiusa e bigotta, ha combattuto per far capire alla gente che i cosiddetti “matti”, non erano matti ma persone come tutte con una propria dignità e propri diritti, che possono lavorare, innamorarsi e fare una vita sociale come chiunque. Che il mondo non doveva guardare la malattia ma la persona. Non era facile fare questi discorsi e farsi capire, farsi accettare e mettere in testa questa filosofia alla gente, in quel periodo. Basaglia fu aspramente criticato e anche denunciato: era visto come un marziano ma nonostante tutto continuò ad andare avanti per la sua strada in difesa di chi aveva problemi. Ricordiamo che quando lui entrò per la prima volta in un manicomio rimase subito colpito da come erano trattati i pazienti, gente legata al letto, sporcizia, mancanza di cura dei pazienti, violenza e maltrattamenti. Visse questa sua prima esperienza come ricordo della sua permanenza in carcere. La puzza, le violenze e il degrado, lo riportarono indietro nel tempo, quando era stato arrestato come militante antifascista nelle sue prime esperienze da giovane dottore. Affermava che la dignità umana, il rispetto e la libertà della persona venivano prima di tutto. Come dice il titolo del libro di Nico Pitrelli, Basaglia fu “L’uomo che restituì la parola ai matti”. Purtroppo è morto troppo giovane e molti progetti sono rimasti incompiuti. Come scriveva Franca Ongaro Basaglia “il 13 maggio non si è stabilito per legge che il disagio psichico non esiste più in Italia, ma si è stabilito che in Italia non si dovrà rispondere mai più al disagio psichico con l’internamento e con la segregazione. Il che non significa che basterà rispedire a casa le persone con la loro angoscia e la loro sofferenza. I Basaglia di oggi sono tutte quelle persone e associazioni sensibili a queste problematiche, cittadini, familiari e una parte degli operatori di settore che si battono tutti giorni per i diritti degli utenti psichiatrici e delle persone con disagi psicologici. Sono coloro che cercano di mandare avanti con molta fatica una legge che spesso e volentieri non è rispettata. La contenzione, i maltrattamenti, i TSO esagerati ed evitabili ancora esistono e semplicemente sfogliando la cronaca nera degli utlimi mesi i casi più gravi saltano all’occhio: quanti altri casi sono rimasti celati? Se Basaglia rinascesse oggi, sarebbe lo stesso di sempre, da un lato più avvantaggiato, per i progressi fatti, dall’altro combatterebbe ancora di più affinché non ci sia più stigma. Lotterebbe contro di esso a favore dei più deboli perché non ci siano più pregiudizi nei loro confronti permettendogli, finalmente, di avere una vita normale. Si impegnerebbe affinché tutte queste persone possano sentirsi libere di essere se stesse, senza doversi più vergognare di nulla. Sicuramente farebbe in modo che dentro i DSM tutti siano trattati e accolti alla pari, senza distinzione alcuna, che non ci sia più stigma da parte degli stessi operatori, cosa che purtroppo ancora accade troppo spesso, che dentro gli SPDC siano rispettate le regole e che non ci siano più persone legate ai letti. Lotterebbe perché nel mondo, fuori dall’Italia, dove ancora oggi esistono i manicomi, queste strutture spariscano definitivamente e con esse tutti i soprusi, le violenze e le umiliazioni subite dagli utenti. Utilizzerebbe le nuove tecnologie e sicuramente avrebbe un profilo FB aperto a tutti coloro che abbiano bisogno di lui. Oggi per fortuna, almeno in Italia, non esistono più i manicomi ma, come già detto, esistono piccole strutture manicomiali dove ancora accadono cose che non dovrebbero capitare. Le nuove strutture dovrebbero rispettare in pieno la legge, tutti gli utenti dovrebbero essere accolti con affetto e attenzione, essere seguiti e non abbandonati a se stessi, delegandone la cura solo ai farmaci, ma guardando la persona, proprio come diceva Basaglia, non la malattia. Si può realizzare il suo sogno con personale qualificato e soprattutto sensibile a questo mondo, con un’equipe infermieristica e medica che stia vicino all’utente, che cerchi di comunicare con lui durante le crisi, che rispetti la sua persona. Occorrono strutture dove ci siano tante attività che coprano l’arco di tutta la giornata per fare gruppo e stare insieme. Questo è quanto previsto dalla 180.