Dopo la chiusura degli Opg, il comitato Stop OPG continua la mobilitazione.
Il 31 marzo 2015 è stata una data importante nella storia del nostro Paese con la conferma
della “chiusura per legge” degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
L’emanazione di un’ulteriore proroga della scadenza per la chiusura degli Opg avrebbe interrotto
un processo che in questi ultimi anni, pur tra mille difficoltà e ostacoli, dall’aprile 2011 ha
dimezzato le presenze nei manicomi giudiziari: dalle 1.419 persone internate (1.323 uomini e 96
donne) siamo scesi a 698 presenze (623 uomini e 75 donne).
Adesso bisogna chiudere davvero gli OPG ancora in funzione e al loro posto non devono aprirsi
nuove strutture manicomiali.
Perciò stopOPG continua la mobilitazione:
per la nomina di un Commissario con poteri adeguati per le Regioni inadempienti: che non
hanno accolto i loro pazienti e non stanno attuando integralmente la legge 81/2014;
per continuare il processo, con modalità graduali ma rapide e nel pieno rispetto delle
persone, di dimissioni dagli Opg con l’effettiva chiusura degli stessi;
perché le Rems (sigla di: “Residenze per l’Esecuzione della Misura di Sicurezza”), oggi
“transitorie”, siano visitabili ed accessibili, organizzate e gestite nel riconoscimento dei
diritti delle persone assistite e degli operatori: senza segregazione, senza utilizzo di mezzi
coercitivi, senza interruzione di responsabilità da parte degli operatori del territorio di
riferimento, nella presa in cura globale di ogni persona e in un rapporto costante con la
magistratura per rendere transitorio l’internamento (come recita la legge 81). E
riconoscendo che agli operatori dei servizi non possono essere richieste funzioni di
“custodia” (come era al tempo dei manicomi) ma solo di cura.
per vigilare sul rispetto della legge 81, che, spostando il baricentro dalla logica
manicomiale alla cura delle persone nel territorio, privilegia le misure alternative
all’internamento e rende obbligatorie le dimissioni a fine pena (stop “ergastoli bianchi”). Ciò
può fermare i nuovi ingressi, anche nelle Rems, e favorire le dimissioni, attraverso una
presa in carico socio sanitaria delle problematiche nel territorio e buone pratiche per la
salute mentale, in particolare occorre:
i Progetti terapeutici riabilitativi per ciascun assistito (“internato”) devono
essere presentati e inviati anche al Ministero della Salute (impegno
obbligatorio)
organizzare la collaborazione fra magistrature e Regioni/Asl (impegno
obbligatorio)
organizzare una formazione, anche congiunta, degli operatori coinvolti
per evitare che al posto degli Opg si istituiscano nuove strutture manicomiali, le Rems
definitive (i “mini Opg”) bisogna spostare finanziamenti e personale nei servizi del territorio
e nei Dipartimenti di Salute Mentale;
Per far chiudere anche il manicomio di Castiglione delle Stiviere, che ora cambia solo
targa: da Opg a Rems.
per mantenere attivo l’organismo di monitoraggio per il superamento degli Opg (Ministero
Salute e Giustizia/Dipartimento per l’Amministrazione Pentenziaria, Regioni) che deve
rendere pubblici i dati: quanti nuovi ingressi, quanti dimissioni, quante misure alternative
all’internamento.
per valorizzare il lavoro dei tanti operatori che, dentro e fuori gli Opg, si sono impegnati e
stanno sostenendo il cambiamento, con le buone pratiche e lottando per ottenere risorse e
attenzione ai servizi, indeboliti dai continui tagli al welfare locale
Infine, resta necessario chiudere definitivamente “il rubinetto” che alimenta gli ingressi in Opg (e
quindi nelle Rems): modificando le norme che mantengono l’istituto giuridico speciale per il folle
reo. Il famigerato codice Rocco che, con la equazione “follia uguale pericolosità sociale”, ancora
separa le persone con malattia mentale autori di reato dalla piena cittadinanza. Questo comporterà
il rinvio a giudizio anche per il “folle reo” e se giudicati colpevoli l’esecuzione di una giusta pena. E
in questo caso resta da affrontare, come oggi, il tema del diritto alla salute e alle cure troppo
spesso negato per i detenuti, e come assicurare misure non detentive per la cura e la riabilitazione
delle persone malate e, più in generale, delle persone sottoposte a misure restrittive.
PRIMI FIRMATARI A NOME DI STOPOPG:
don Luigi Ciotti (Gruppo Abele), Stefano Cecconi (Cgil nazionale), Giovanna Del
Giudice (Conferenza Permanente Salute Mentale nel Mondo), Franco Corleone (Garante diritti dei
detenuti Toscana), Adriano Amadei (Cittadinanzattiva referente salute mentale), Denise Amerini (Fp
Cgil), Stefano Anastasia e Ivan Novelli (Società della Ragione), Cesare Bondioli (Psichiatria
Democratica), Antonella Calcaterra (Camera Penale di Milano), Enzo Costa (Auser nazionale), Vito
D’Anza, Peppe Dell’Acqua (Forum Salute Mentale), Maria Grazia Giannichedda (Fondazione
Basaglia), Patrizio Gonnella (Antigone), Fabio Gui (Forum Salute e Carcere), don Giuseppe
Insana (Ass. Casa di Barcellona Pozzo di Gotto), Elisabetta Laganà (Presidente Conf. Naz.
Volontariato Giustizia), Aldo Mazza (edizioni Alphabeta verlag), Michele Passione (Camera Penale
Firenze), Anna Poma (Festival dei Matti), Fabio Ragaini (Grusol), Alessandro
Sirolli(Associazione180Amici Aq), Marco Solimano (Arci), Gabriella Stramaccioni (Libera), Gisella
Trincas (Unasam), Tiziano Vecchiato (Fondazione Zancan), don Armando Zappolini (Cnca)