Parte dell’intervista ad Ignazio Marino. Per Ignazio Marino, Senatore del Partito Democratico e Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale, «gli Ospedali psichiatrici giudiziari hanno scontato per troppi anni due tipi di emarginazione: quella riservata alle carceri e quella riservata alla malattia mentale». I fatti degli ultimi mesi impongono un’accelerazione verso il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), ma la strada non è priva di ostacoli. Tra questi, la normativa penale in tema di misure di sicurezza, sulla quale la Commissione sta predisponendo un disegno di legge di modifica. Redazione Diritti Globali: Il decreto legge 211 del 2011, recante “Interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri”, convertito dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9, prevede nei fatti la chiusura degli attuali OPG. Non c’è dubbio che nel raggiungimento di questo risultato abbiamo abbia giocato un ruolo fondamentale l’attività della Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale, da lei presieduta. Per quale ragione avete deciso di dedicare tanta parte del vostro lavoro al tema degli OPG? Ignazio Marino: La necessità di porre in rilievo la condizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari è nata subito, dopo la prima visita all’OPG di Barcellona Pozzo di Gotto in Sicilia, nel giugno 2010, in cui abbiamo trovato un uomo legato a un letto di contenzione di ferro con un buco al centro per la caduta degli escrementi. Una scena ottocentesca. RDG: Qual è la situazione che avete trovato? Al di là delle raccapriccianti condizioni igieniche e materiali degli istituti, che sono state da voi documentate anche in video, vista con lo sguardo di un medico, qual è l’attuale situazione degli OPG con riferimento al diritto alla salute degli internati? IM: Gli OPG sono una sorta di Giano bifronte: ospedali da un lato, carceri dall’altro. Conosciuti ai più come “manicomi criminali”, sono quelle strutture che dopo la storica legge Basaglia hanno accolto internati prosciolti per infermità mentale, detenuti ritenuti socialmente pericolosi, persone sottoposte a misure di sicurezza provvisoria. E ancora, “buchi neri” che ospitano detenuti minorati psichici, detenuti imputati soggetti a custodia preventiva e sottoposti a perizia psichiatrica, condannati con sopravvenuta infermità di mente. In Italia gli OPG sono sei, dislocati nel territorio da Nord a Sud: Castiglione delle Stiviere (Mn), Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino (Fi), Napoli, Aversa (Ce), Barcellona Pozzo di Gotto (Me). Solo uno di essi, durante i nostri ripetuti sopralluoghi a sorpresa, ha dimostrato di possedere gli standard previsti dalla legge, quello di Castiglione delle Stiviere. Gli altri? Un inferno dei dimenticati. Si immagini un ospedale – perché questi dovrebbero essere luoghi di cura dell’infermità mentale – dove bisogna scegliere se utilizzare l’acqua per il sistema antincendio o per lo sciacquone dei bagni; dove le lenzuola non vengono cambiate per settimane e a volte sono gli stessi operatori a portarle da casa; dove in inverno il riscaldamento funziona a intermittenza; dove l’assistenza medica viene garantita da un infermiere ogni 25-30 internati e l’assistenza psichiatrica viene garantita per 30 minuti al mese; dove, ancora, stanze da quattro ospitano nove internati su letti a castello, condizione che è stata definita «tortura» da una delegazione del Consiglio d’Europa. 0 0 Il Km della follia Salute mentale e diritti umani, Summer School a Cagliari 0 Commenti Lascia una rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commentonome Email Sito web Δ Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.