Da Il Quotidiano Sanità pubblichiamo parte della lettera di Michele Virgolese, Infermiere ASL NA 2 Nord.
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Le regioni, per l’attivazione delle REMS e per completare il percorso di superamento degli OPG avranno a disposizione, solo dopo l’approvazione dei rispettivi programmi operativi, che peraltro dovrebbero già essere stati inviati, di 49.120.000 euro da ripartirsi per il 50% sulla base della popolazione residente in ciascuna Regione e Provincia autonoma al 31 gennaio 2013, e per il restante 50% sulla base del numero delle persone internate negli Opg sempre al 31 dicembre 2013. Come recita l’ “Accordo concernente disposizioni per il definitivo superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari”, i criteri di ripartizione del fondo […]si basano sull’assunzione che le spese di funzionamento derivanti per il Servizio Sanitario Nazionale […], siano correlate in parte all’attivazione delle nuove strutture […] ed in parte al rafforzamento della rete complessiva dei servizi residenziali ed ambulatoriali per la salute mentale, destinati ad accogliere una quota degli attuali internati all’interno degli OPG. Gli stessi criteri assicurano, pertanto, una ripartizione il più possibile congrua rispetto al fabbisogno di ciascuna regione nel momento in cui le stesse dovranno farsi carico dei maggiori oneri sia per l’assunzione di personale, sia per il funzionamento delle strutture e dei servizi[…]”.
Tra le regioni più virtuose nell’implementazione del nuovo modello di assistenza è sicuramente da annoverare la Regione Lazio che ha inaugurato, seppur con una struttura provvisoria, la prima REMS del territorio nazionale e avviato le procedure selettive necessarie al reclutamento del personale da impiegare. In particolare saranno assunti 132 nuovi professionisti di cui 54 C.P.S. Infermieri. Dopo anni di blocco del turn-over e di precarizzazione dei contratti di lavoro degli infermieri, il piano di assunzione e di reclutamento che deriva dall’attivazione delle REMS rappresenta una buona notizia tuttavia l’euforia di nuove assunzioni non deve intorpidire la professione rispetto ai rischi che corre nell’inserimento in strutture così innovative. I rischi derivano soprattutto dall’applicazione della legge 81/2014, che così come già affermato da numerosi ed illustri esponenti della psichiatria, appare estremamente criticabile e lacunosa rispetto a numerose questioni.”