Un tribunale di Zhumadian nella provincia dello Henan ha condannato l’ospedale psichiatrico in cui era stato ristretto a fare pubblica ammenda sui giornali locali per il trattamento riservato a un 38enne a cui spetterà anche un risarcimento, pur modesto, di 5000 yuan (circa 750 euro). Festeggia il movimento LGBT locale che da anni si batte contro questa pratica pseudo-medica e per il riconoscimento dei diritti dei gay, compreso il matrimonio: è una vittoria, dicono, contro una struttura pubblica che impone un trattamento terapeutico contro la volonta del paziente. Nel 2015, l’uomo, soprannominato Hu, era stato ricoverato contro la sua volontà nell’ospedale psichiatrico in seguito alla denuncia della moglie e dei parenti e lì, come hanno dimostrato i documenti presentati al processo, gli era stato diagnosticato un “disprdine della preferenza sessuale.” Nei 19 giorni di ricovero era stato costretto ad assumere farmaci e gli erano state praticate delle iniezioni. In Cina l’omosessualità è stata rimossa dalla lista delle malattie psichiatriche più di 15 anni fa ma la pratica della “terapia di conversione” sopravvive e non sono pochi i casi di famiglie che fanno rinchiudere i parenti gay negli ospedali psichiatrici. La “terapia di conversione” è una pratica medica la cui storia, in Occidente, risale ai primi del 900 nel periodo in cui le teorie psicanalitiche si andarono affermandosi. Fino agli anni Ottanta questa pratica includeva lobotomie, castrazione chimica, cure ormonali, elettro-shock e somministrazione di farmaci per indurre il vomito in relazione a immagini omoerotiche. A queste “cure” in tempi più recenti si sono sostituiti vari tipi di terapia psicologica ma ormai la gran parte della comunità medica e le sue varie istituzioni denunciano il carattere pseudoscientifico delle terapie di conversione”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha depennato già nel 1992 l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali. Nel 2010 psicologi, psichiatri, psicoterapeuti e psicoanalisti italiani hanno firmato un documento che condanna i trattamenti che mirano a modificare l’orientamento sessuale del paziente. –